Domenica 10 luglio 2022 – 15/c

Gesù nel Vangelo di oggi propone la compassione come la legge fondamentale della vita. Nel prendere il samaritano come esempio di vita e di amore, infatti, Gesù ne esalta non semplicemente l’agire virtuoso ma più particolarmente l’atteggiamento del cuore. Quando il dottore riconosce che colui che si è fatto prossimo è colui che ha avuto compassione, Gesù approva dicendo: “va e fa anche tu lo stesso”. Vivi ed agisci lasciandoti guidare dalla compassione del cuore. È la compassione il cammino sicuro dell’amore perché soltanto la compassione è capace di riconoscere la sofferenza al di là di ogni barriera o differenza di cultura, di razza, di condizione.

Se imparassimo a rispondere semplicemente alla sofferenza dell’altro!

certo la sofferenza più evidente di chi è stato ferito dalla vita, ma anche la sofferenza più nascosta di chi e’ arrabbiato con la vita e magari ferisce a sua volta, oppure la sofferenza non espressa di chi è solo, la sofferenza anestetizzata di chi non si interroga più sul senso della vita, la sofferenza paralizzata di chi ha il cuore irrigidito dal rancore e non riesce a perdonare – ecco se imparassimo a rispondere semplicemente alla sofferenza dell’altro non potremmo che amare.

Ma è proprio questo il punto. Come arriveremo a risvegliare la compassione nel nostro cuore quando questo cuore e troppo spesso indurito dal suo contrario che è l’indifferenza? E questa indifferenza non è un male minore in quanto essa soffoca il cuore al punto di fare di noi delle creature praticamente “mezze morte”, come l’uomo ferito della parabola. Gesù nel Vangelo di oggi non ci chiede semplicemente di amare ma più precisamente di convertirci. Ci invita a smettere di giustificarci, come fa il dottore del Vangelo, per raccogliere questa buona notizia: c’è un solo vero buon samaritano che si è avvicinato a noi, che si è commosso per la nostra condizione, che ha pagato per noi e che ha promesso che rifonderà ogni cosa al suo ritorno, qualora avessimo l’impressione nella vita di aver dato più di quanto abbiamo ricevuto. Questo buon samaritano è Gesù che nei nostri confronti si lascia muovere non dal giudizio oppure dal merito ma dalla compassione per la nostra sofferenza. Dice Paolo che, attraverso Gesù, Dio ha riconciliato il cielo e la terra; ha ristabilito, cioè, quella comunicazione vitale tra noi e Lui per la quale Dio facendosi carico di creature mezze morte le rende di nuovo capaci di amare con lo stesso amore con cui esse sono amate. Colui che dal cielo si è fatto nostro prossimo non è uno qualsiasi. Paolo lo descrive come il primo che è risorto dai morti, colui che è al disopra di ogni autorità, colui che è il recipiente di ogni pienezza, e colui, appunto, che Dio ha posto come capo della Chiesa, di noi tutti che siamo il corpo, perché il “tutto” che è in Lui possa passare anche in noi che siamo nulla.  Noi possiamo amare “con tutto” ciò che è nostro, solo nella misura in cui ci lasciamo amare con tutto ciò che è di Dio.

Non dire – ammonisce il libro del libro del Deuteronomio – che questo amore totalizzante è troppo alto oppure troppo difficile. Al contrario esso può vivere in te come una realtà che abita il tuo cuore se impari a convertirti a Lui. “Ascolta la sua voce e convertiti a Lui”. Non ci si converte a Dio una volta per tutte ma ogni giorno. Come una mamma che non vedendo o sentendo più il figlioletto lo chiama per nome perché questi si converta a lei, cioè, attraverso la sua voce, ritrovi il contatto con lei, così fa Dio con noi attraverso suo figlio Gesù. Attraverso di lui Dio riorienta costantemente il nostro cuore alla verità dell’amore e ci rimanda, come ha fatto Gesù con il dottore della legge, alle situazioni della vita con un desiderio semplice di “prossimità”. È forse questo il cuore della missione. Non si tratta di mettere in pratica un comandamento ma di fare un’esperienza vitale. Gesù chiedeva al dottore non solo che cosa c’è scritto nella legge ma anche “in che modo” questi leggesse la scrittura. Nella scrittura, infatti, per chi la legge con amore, non vi è mai solo un imperativo, ma sempre anche una promessa: avrai la vita. È la promessa che Gesù ha lasciato al dottore: fa questo e vivrai. Se smetti di cercare giustificazioni alla tua indifferenza ed impari invece a fare ogni volta che è possibile un piccolo passo per diventare tu il prossimo di chi incontri scoprirai che in ciò vi è la vita. Avvicinati a chi soffre e troverai tu per primo la vita per te stesso. Cerca di farti vicino a chi ti inspira indifferenza o fastidio e troverai la vita. Fatti prossimo di chi ti parla, di chi ti sembra solo, di chi forse potrebbe ferirti e troverai la vita. Lascia che la compassione diventi la legge fondamentale della tua vita e la tua vita sarà piena.