Lc. 2,15-20  1° gennaio 2022
In questi giorni ci siamo scambiati tanti auguri. Iniziando l’anno nuovo, un augurio ci viene dalla Parola di Dio, attraverso la benedizione. È un termine che ricorre ben 617 volte nella Bibbia. Benedizione significa fecondità, vita. Quindi benedire significa espandere la vita, desiderare che l’altro sia pieno di gioia e di vita. Esistono tre tipi di benedizione nella Bibbia:
1)  Benedizione reciproca: siamo chiamati a benedire il fratello/sorella che ci sta accanto, desiderare per lui la felicità e la vita. Significa auspicargli ogni bene, ma allo stesso tempo, chi benedice, si dichiara disponibile a fare il possibile affinché questo desiderio di bene diventi realtà per l’altro. Il contrario è maledire: quando Israele si trovava nel deserto e malediva qualcuno, questi veniva scacciato, allontanato, escluso dalla comunità, Doveva vagare da solo nel deserto. Quindi maledire significa privare l’altro dell’aiuto e delle relazioni e condannarlo a morte. Il cristiano sta sempre dalla parte della vita, della benedizione. Abbiamo bisogno tutti di sentirci benedetti dai fratelli. La benedizione è anche una terapia per i nostri rancori, rabbie, chiusure di dialogo, incomprensioni, intolleranze alle diversità e difetti degli altri. Allora la benedizione ci fa comprendere che siamo tutti figli dello stesso Padre, del Dio della vita.
2) Benedizione dell’uomo a Dio: significa riconoscere che ogni creatura è dono di Dio ed è un dono per la vita e non per la morte. Significa ringraziare il Signore della vita anche per gli alimenti giornalieri che consumiamo. Tutto è dono di Dio, noi non siamo i padroni.
I beni del creato sono abbondanti e sono destinati a tutti i figli di Dio, perché abbiano vita. Benedire Dio ci evita di usare il creato guidati dal nostro egoismo, cupidigia, bramosia dell’accumulo a scapito di tante altre persone.
3) Benedizione di Dio all’uomo: (I° lett). È una formula di benedizione pronunciata dal sacerdote, mediatore tra Dio e il popolo d’Israele, al termine del sacrificio nel tempio. Il sacerdote stendeva le mani per comunicare la forza della vita contenuta nella parole pronunciate.
Il Signore ti benedica e ti protegga”: è una benedizione che non riguarda solo la vita biologica (salute e il necessario per vivere), bensì che la nostra vita abbia un senso, sia più umana, affinché il nostro vivere non sia un sopravvivere. “E ti protegga” , come il pastore vigila sul gregge per evitargli pericoli di morte, così il Signore ci custodisce affinché non intraprendiamo strade che ci conducono alla malvagità, all’egoismo, alla violenza, al disimpegno di costruire il Regno di Dio.
Il Signore faccia brillare si di te il suo volto”: dal volto conosciamo una persona se è amica o nemica, se è benevola o imbrogliona, se è serena o angosciata, se gioiosa o in lutto (oggi difficoltà a vedere i volti ripiegati sui cellulari). Quindi questa benedizione augura che possiamo vedere il volto di Dio sorridente, cioè che quando ci vede, ci contempla possa gioire, compiacersi di noi suoi figli perché gli assomigliamo. Gesù ha sempre fatto sorridere il Padre perché faceva la sua volontà.  Così pure Maria e Giuseppe. Chi fa sorridere Dio è una persona preziosa agli occhi degli uomini, perché sa amare.
“Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace”: dove non c’è sorriso non c’è pace. Non c’è pace di qualcuno a scapito della pace degli altri. A Natale Dio ha mostrato il suo volto e lo abbiamo contemplato nel suo Figlio Gesù. San Paolo (2° lett.) scrive che “Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Il volto di Dio non è severo, esigente, terribile, sopratutto con i trasgressori dei suoi ordini e comandamenti, ma è un volto di amore, comprensione e tenerezza. “Pace” (Shalom”) non è assenza di tensioni, conflitti, litigi, guerre, ma pienezza di ogni bene, progresso, lavoro, dignità, attenzione al creato, dialogo, perdono, generosità, solidarietà… Se saremo capaci di far sorridere Dio con la nostra vita, vivremo in un mondo di pace.
Attraverso Gesù, Dio ci benedice abbondantemente, ogni giorno: “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Ef.1,3). Purtroppo noi ci limitiamo ad usare un “ditale” per accogliere le benedizioni abbondanti di Dio che ci regala.

Il 1° giorno dell’anno si apre con una novità. Se Matteo racconta la visita dei Magi (apertura verso i pagani), Luca invece riporta la visita dei pastori (apertura verso ultimi). Gesù accoglie tutti e, come indica il suo nome, “Dio salva”, nessuno è escluso.
Dall’angelo, i pastori avevano ascoltato una grande gioia: “oggi per voi è nato il Messia”. Allora, “senza indugio” nella notte, vanno a Betlemme (come sono riusciti ad individuare la località?) e il loro andare si conclude davanti al segno annunciato: il Bambino. Coloro che la religione considerava i più lontani da Dio, per Luca, sono i primi ad avere gli inviti ufficiali per visitare suo Figlio.
Dopo aver visto il Bambino “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”: si fanno annunciatori, si fanno angeli qui sulla terra. Condividono, trasmettono, donano la gioia dell’incontro con il loro Salvatore. Ritornando alle loro attività, ringraziano il Signore, celebrano la salvezza ricevuta.
I pastori non erano personaggi romantici che oggi riempiono i nostri presepi, ma erano considerati disgraziati, impuri per la loro attività, ladri, emarginati, esclusi, fuori della legge, non potevano essere testimoni nei tribunali e alle funzioni del Tempio. Per loro, la feccia della società, non c’era salvezza. Si credeva che quando sarebbe arrivato il Messia, li avrebbe castigati, puniti insieme ai pubblicani. Invece l’angelo li avvolge di luce, cioè di amore.
Luca smentisce la dottrina tradizionale di un Dio giudice che castiga i malvagi e premia i buoni. È lo scandalo della misericordia di Dio.
Anche Maria rimane stupita per la visita dei pastori. Lei intuisce che dietro l’annuncio dei pastori c’è tutta la novità di quel bambino che ha tra le braccia. Si mette in ascolto, custodisce e medita nel cuore “tutte queste cose”. Di fatto le persone che incontrerà sulla sua strada (i pastori, Magi, Simeone ed Anna) le sveleranno qualcosa che ancora non conosce del mistero di suo Figlio.

Chiediamo a Maria, Madre di Dio, che ci insegni a guardare dentro le cose, gli avvenimenti, gli incontri con gli altri, nel tempo che ci sarà donato anche quest’anno nuovo, per scoprire la presenza di Dio in mezzo a noi. È nella nostra vita quotidiana, con le sue gioie e fatiche, il luogo per fare esperienza di Dio.
Chiediamo ai pastorelli che ci aiutino a trovare e incontrare, nella nostra vita, il Cristo e a testimoniarlo e annunciarlo a tutti: “La fede si rafforza, dandola” (Giovanni Paolo II).
Infine, all’inizio di quest’anno, chiediamo al Signore che ci benedica e ci insegni a benedire Lui e tutti i nostri fratelli e sorelle, coscienti che la benedizione significa impegnarsi a costruire un mondo più giusto, fraterno e di pace per tutti.