Gv.18,35-37 anno B Festa Cristo Re
Domenica prossima incominciamo il nuovo anno liturgico (C).  In ogni anno liturgico, Cristo si dona a noi, affinché possiamo sperimentare la sua presenza nella nostra vita, lo possiamo seguire giorno dopo giorno, fino a raggiungere il Padre. Invece questa domenica, che conclude l’anno liturgico, celebriamo la festa di Cristo Re del Universo, di ogni uomo e della storia.
Nel vangelo di Giovanni non si accenna mai il Regno di Dio da parte di Gesù, mentre nei sinottici è il tema centrale. Per Giovanni, Gesù non predica il Regno di Dio, in quanto egli è già il re.
Il vangelo di oggi ci presenta il primo incontro tra Gesù e Pilato (il secondo avverrà dopo la flagellazione). Nell’interrogatorio Pilato è interessato alla regalità di Gesù, il quale sulla croce sarà intronizzato come il re dei Giudei. L’uno di fronte all’altro, Pilato e Gesù rappresentano due modi di governare il mondo: “il potere senza la verità” e “la verità senza potere”.
Subito il procuratore romano domanda: “Tu sei il re dei Giudei?”.  Rivela, così, la sua perplessità di fronte a un uomo solo, disarmato, senza soldati che lo difendano, abbandonato dai suoi amici e schiaffeggiato da un servo di Anna. Quindi come potrebbe Gesù mettere in pericolo il potere di Roma? Come potrebbe minacciare, tramite una sommossa, soprattutto a Pasqua, la pax romana in Israele?
È strana la domanda con cui Gesù controbatte Pilato: “Dici questo da te, oppure altri te ti hanno parlato di me?”, in quanto finora, in Giovanni, non si è mai parlato di “Re” e nemmeno che Gesù fosse stato, almeno per una volta, definito “Re dei Giudei”. Comunque Gesù invita Pilato a ragionare con la propria testa e non sotto lasciarsi influenzare dalle autorità religiose.
Inoltre Gesù aggiunge: “il mio Regno non è da questo mondo”. Il Regno di Dio c’è, ma non è del tipo di questo mondo. Inoltre i suoi servitori non combattono, anche se nel momento della cattura, c’è stato chi ha combattuto: Pietro ha tirato fuori una spada, ma è stato subito rimproverato dal maestro. Gesù per affermare la sua regalità usa altri parametri. I regni di questo mondo hanno caratteristiche ben definite: sono difesi da uomini ambiziosi e con armi, utilizzano la forza e il denaro, il più forte comanda e i sudditi devono sottomettersi e obbedire. Nel regno di Gesù, nessuno uccide, ma è lui stesso che muore per tutti; non comanda sugli altri, ma obbedisce; non si allea con i grandi e i potenti, ma si mette dalla parte degli ultimi, di coloro che non contano nulla; nel suo regno il più grande e più importante, è chi serve. L’unica legge che ha decretato: “Amatevi gli uni gli altri”.
Gesù non ha mai accettato di assumere una regalità allo stile di questo mondo, anzi, l’ha sempre considerata una proposta diabolica (ricordiamo le tentazioni nel deserto). Ha deluso perfino le attese messianiche dei suoi discepoli. Ma ora che si trova catturato e sconfitto, di fronte al potere pagano, si proclama re: “Io lo sono”.
Inoltre Gesù è venuto nel mondo per dare “testimonianza alla verità”. Non si tratta di una dottrina che Gesù insegna, ma uno stile di vita che favorisce vita a tutti, cioè mettere al primo posto il bene dell’uomo/donna, mettersi al servizio degli altri. Se non esiste in noi questa predisposizione sarà difficile ascoltare la voce di Gesù (“Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”,  non dice “Chi ha la verità”).
Infatti per Pilato era difficile comprendere le parole di Gesù, perché agiva con un’altra logica, quella del potere, della forza, della violenza, del dominio sugli altri.
Quindi una verità che riflette uno stile di vita basato sul servizio (non dominio), sull’amore (non odio e violenza), sulla solidarietà (non egoismo), sulla fraternità (non divisione e muri), sul perdono (non rancore), sulla pace (non guerre). Questi sono gli aspetti fondamentali del Regno di Dio, già presente in mezzo a noi. Il Regno di Dio non è questione di confini, ma di cuori.
La festa di Cristo Re, ci invita a collaborare con Dio affinché il suo Regno si diffondi in tutte le parti del mondo, là dove, purtroppo, l’oppressione e la morte prevalgono ancora sulla vita e il bene degli uomini. Siamo invitati a prendere una decisione: possiamo imitare Pilato che si lavò le mani oppure impegnarci a cambiare la nostra vita e creare un mondo più giusto e onesto. In questo Gesù ci darà una mano.
Non possiamo onorare Cristo come re nelle chiese, mentre fuori di esse si disonora i più deboli, i poveri, gli emarginati… Venga i tuo Regno.

Aggiornamento

Limone 21 Novembre 2021 – Cristo Re
Nelle letture di questa domenica abbiamo due quadri contrapposti. Da un lato vi è la visione di Daniele in cui un figlio di uomo è portato sulle nubi e presentato davanti a Dio descritto come un vegliardo. Dall’altro lato vi è la scena di Gesù condotto davanti a Pilato per un giudizio. I due quadri benché contrapposti non descrivono necessariamente due situazioni temporalmente diverse ma vanno visti piuttosto come un invito a riconoscere due livelli di lettura della stessa realtà. In tal senso l’umiliazione di Gesù davanti a Pilato ed al mondo contiene già, per chi ha lo sguardo della fede, anche se ad un livello più profondo e nascosto rispetto alle apparenze esterne, un’esaltazione della sua regalità davanti a Dio. Per questo Daniele chiama la sua visione una “visione nel buio” che vede cioè quello che altrimenti non sarebbe comprensibile al solo sguardo umano. E per questo Gesù può tranquillamente replicare a Pilato che, nonostante le apparenze, egli non ha alcun potere su di lui. È un Vangelo bellissimo: la storia, anche la tua storia, non è semplicemente quello che accade per volontà di questo potere o dell’altro. La storia è il luogo in cui si realizza la volontà di Dio e di questo Gesù ne dà testimonianza. È venuto nel mondo – è entrato in questo cosmo – per questa semplice ragione: per dare testimonianza che esiste una volontà di Dio e che questa volontà è in nostro favore. Noi possiamo giudicare – come Pilato giudicava Gesù – la volontà di Dio, discutere che cosa e bene e che cosa è male, su cosa sono d’accordo e su cosa non sono d’accordo, su ciò di cui ho voglia e su ciò di cui non ho voglia. Ebbene questa volontà che è dentro il mondo e dentro la mia storia non si oppone e non si impone. Interpella la nostra libertà con una mitezza ed una umiltà incredibili. Nel pretorio – nel tribunale della storia – tu vedi Gesù Cristo la cui vera identità è quella della visione di Daniele, davanti ad un uomo e quindi davanti a te: Gesù sta davanti a te un re che ama la tua libertà più che la propria. E al momento del giudizio questo re che è accusato nel tribunale della storia, quando la storia e ciascuno di noi saremo giudicati, Egli non si ergerà come accusatore ma come un testimone fedele, cioè sempre a nostro favore, se lo vogliamo: ci ama -legge l’apocalisse – e ci libera dai nostri peccati. Il linguaggio è appunto forense: egli “ci scioglie” dai nostri peccati e dall’accusa che essi implicano. E sarà testimone fedele a favore di tutti – conclude l’apocalisse- : volgeranno lo sguardo a Lui … anche coloro che lo hanno trafitto. È per questo che solo Gesù è re, cioè uno che può chiederti di affidargli la tua libertà … te lo sta chiedendo qui ed ora. Che tu possa affidargli la tua vita in obbedienza umile alla verità che parla nel tuo cuore sapendo che “egli regna sulla tua vita e su tutto ciò che ti fa soffrire”(1). Egli è l’alfa e l’omega della storia e della mia storia. Ciò non vuol dire che è già tutto scritto. Gesù non è tutto l’alfabeto della storia ma l’alfa e l’omega. Sta a me scrivere insieme a Lui questa storia ma posso essere sicuro fin da ora che il suo principio e la sua fine sono buoni; posso essere sicuro che “sono stato fatto bene” e che “finirò bene”. Potrò sbagliare ma non fallire alla fine. La sola cosa necessaria per fare esperienza di questo suo regnare nella storia del mondo e nella mia vita è di sceglierlo come re, cioè come l’unico – perché non si possono avere due re nella vita – a cui affidare il mio cuore e quindi la mia libertà. Se ascolti Lui perché hai lasciato posto nel tuo cuore alla sua Parola ed alla sua grazia imparerai a parlare da te stesso e ad essere te stesso. Altrimenti dirai quello che dicono gli altri, come Pilato, e rischi di vivere una vita da fotocopia. Del resto, se non ascolti Cristo chi ascolti? Gli amici? Il tuo ragazzo? La pubblicità? I libri di scienza? L’oroscopo? Noi non possediamo la nostra libertà e per questo abbiamo bisogno di affidarla ad un Re. Tu credi di essere libero? Esamina cosa fai con la verità che abita nel tuo cuore cioè se sai essere sincero sempre. Se sai preferire la verità al proprio interesse. Se sei capace di preferire la verità alle apparenze anche quando questo ti umilia e la vergogna ti blocca. Se sei capace di restare fedele alla tua parola anche quando le circostanze cambiano e rischi di perderci? Certo c’è la libertà trasgressiva dei Maneskin. Ma è una libertà svincolata dall’amore e quindi succube di ogni istinto e ogni forma di aggressività. Per ricondurci a sé il Dio di verità non ci ha dato un altro comandamento ma un Re che ci ama. È l’unica vera autorità che fluisce dall’amore e quella che ti libera e ti valorizza.

  1. Costanza Miriano