Trinità Mt.28,16-20 Anno B
Alla luce della risurrezione, l’amore del Padre ha trionfato attraverso suo Figlio che ci ha inviato lo Spirito Santo. La festa della Trinità (=Tre+unità) da inizio al lungo “tempo ordinario”.
La Trinità è un grande mistero della nostra fede e della vita cristiana. La parola “mistero”, nel linguaggio umano indica segreto, dubbio, incomprensione di qualcosa che è avvenuto. Nella Bibbia, invece, “mistero” indica una verità assoluta, che supera ogni capacità di comprensione umana.
Nella Bibbia non esiste nessuna dottrina trinitaria, come neppure il termine “Trinità”. La dottrina del mistero della Trinità incomincia ad affermarsi definitivamente nel IV secolo come “dogma trinitario” (Concilio Costantinopolitano del 381).
In quel periodo storico, al mercato la gente discuteva animatamente sulla Trinità per capirne di più. Oggi certamente non è oggetto di discussione, anzi sembra che a nessuno interessi riflettere sul nostro Dio uno e trino. C’è più interesse nel dio “quattrino”.

Parlare del mistero trinitario in se è certamente un’impresa ardua e molti fedeli non sarebbero interessati a conoscerlo. S. Agostino dopo aver scritto 15 volumi su di esso, ha ammesso di non capirci nulla. Eppure siamo immersi in questo mistero: basta pensare al segno della croce su di noi, al Gloria, benedizioni, preghiere eucaristiche e diversi testi del N.T. che ne parlano, come la scena del battesimo di Gesù e la sua Trasfigurazione.
Forse non si tratta di numeri, ma di nomi legati dall’amore e dalla comunione: uno per l’altro (Lc.23,46), uno con l’altro (Gv.10,30) e uno nell’altro (Gv.14,10). Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, è amore che non può contenersi. Quindi si riversa su di noi, coinvolge anche noi: sceglie di essere per noi, con noi e in noi. Lo confermano le letture di oggi.
L’autore del Deuteronomio ha messo in bocca a Mosè dei sermoni rivolti a Israele, poco prima di attraversare il Giordano. Una nuova generazione di Israeliti sta per entrare nella Terra Promessa senza aver sperimentato “prove, segni, prodigi e battaglie” che Dio aveva compiuto a beneficio del suo popolo. Quindi un invito a fare memoria (“interroga i tempi antichi”) di come Dio non ha scelto di starsene beato nel cielo, ma è entrato in dialogo con il suo popolo. Invito ad ascoltare e obbedire la voce del Signore (“Osserva le sue leggi e comandamenti”) perché è un Dio disponibile, premuroso e pronto a donarsi: un Dio con noi.
Gesù, nel vangelo, assicura ai suoi discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni”, dopo aver dato loro una missione sproporzionata rispetto alla povertà e alla capacità degli Undici: andare ovunque nel mondo per annunciare a tutti i popoli la fede “battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Non si tratta di andare ad annunciare un nuova etica, una nuova legge da osservare, o insegnare una dottrina liturgica o un dogma della Chiesa, ma inzuppare, avvolgere, immergere (= battezzare), le persone nella vita e nell’intensa relazione del Padre, Figlio e Spirito, ovvero nell’amore con il quale si amano. Il loro amore è talmente profondo che li rende uno. Gesù ci ha dato la possibilità di entrare nell’intimità e nella vita di Dio.
Infatti Dio è un Dio unico, ma non è un Dio “scapolo o solitario”. Vive in una realtà familiare, comunitaria e lavora in equipe. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno operato e continuano a lavorare insieme per salvare l’umanità. Ciascuno partecipa e collabora nello stesso progetto di salvezza e nessuno di loro dice all’altro: “non ho tempo, non ho voglia”.
Tramite il battesimo, siamo stati inseriti nella vita trinitaria e invitati a collaborare nel progetto di Dio: che ogni uomo/donna sperimenti l’amore di Dio. Anche se sprecassimo fiumi di parole per spiegare la Trinità, Dio si comprende meglio quando si sperimenta il suo amore.
Il protagonista di un’opera del regista e scrittore polacco Kieslowski, è un bambino che, mentre gioca al computer, chiede alla zia: “Com’è Dio”. La zia lo guarda in silenzio, lo abbraccia, gli bacia la testa e poi gli sussurra: “Come ti senti, ora?”. Il bambino risponde: “Bene, mi sento bene”. E la zia: “Ecco, Dio è così”. Dio è un abbraccio, è tenerezza, è vicinanza, è amore.
Ricordo un predicatore di esercizi spirituali che diveva:  se stai contemplando la Trinità e ti rendi conto che un tuo fratello ha bisogno di un tè, lascia la Trinità e prepara un tè. Il Dio che incontri è più sicuro del Dio che lasci. Quindi, il contemplativo non è una persona che è pienamente assorta in Dio e ignora le necessità degli altri, ma è una persona che è in sintonia con Dio e attenta ai bisogni degli altri. Non si tratta di aspettare che il fratello ti chieda un tè, ma anticipare la sua necessità: allora lascia la Trinità e prepara un tè. Dio agisce sempre così con noi.
Dio è uscito da se stesso manifestandosi nella creazione e nella nostra storia; il Figlio è uscito facendosi uomo; lo Spirito Santo è uscito per riempire d’amore la terra e i nostri cuori. L’amore è andare all’incontro dell’altro. Anche Dio viene verso di noi, come se non bastasse a se stesso, come se non fosse completo senza di noi. Gesù, nel vangelo di oggi, ci dice: “Andate, fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome ….”. Il vero amore ci mette in movimento, ci fa uscire per andare all’incontro dell’altro, perché le relazioni, gli abbracci, le parole, il perdono, l’accoglienza… ci aiutano a capire cosa significa battezzare gli uomini e vivere il nostro battesimo.
Tocca a noi dare una mano a Dio, affinché il suo amore rimanga in noi e tra di noi.
Etty Hillesum, morta (30/11/43) a 28 anni in campo di sterminio, scriveva nel suo diario: “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi angosciosi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio, e forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Cercherò di aiutarti affinché Tu non venga distrutto dentro di me. Una cosa diventa sempre più evidente per me e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dovere aiutare te a restare vivo in questo mondo, e in questo modo aiutiamo noi stessi. E io so che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia”.
Dio, nonostante la sua onnipotenza e grandezza, ha bisogno di noi, del nostro amore.
Quando amiamo, quando sappiamo creare relazione, comunione con gli altri, allora occupiamo quel posto a noi destinato nell’intimità della comunione della Trinità.

Disputa medioevale. Diceva un musulmano: «Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?». Rispose un cristiano: «Dio, per noi, è amore. Come potrebbe essere solo?». Anonimo