20 luglio 2025 – XVI domenica /C
San Paolo nella lettera ai Filippesi riassume il suo vangelo annunciando qualcosa prima nascosto adesso viene manifestato nella nostra realtà di ogni giorno: “Cristo in noi speranza della gloria”. Gesù si riferisce proprio a questo mistero quando dice che Maria ha saputo accogliere “la parte migliore”. Essa, infatti, ha riconosciuto nella presenza di Gesù un dono da accogliere con attenzione e gratitudine e quindi non ha esitato a mettersi ai suoi piedi per ascoltare. Abramo infine evoca ed anticipa lo stesso mistero quando prega i viandanti di non “passare oltre senza fermarsi”, quasi avesse compreso che in quella visita non vi era un disturbo ma una grazia. Queste diverse situazioni suggeriscono fondamentalmente la stessa cosa: Dio, la sua grazia, il mistero nascosto da secoli si rivela oggi a chiunque lo desidera, soprattutto nell’incontro con l’altro, se quest’ultimo è vissuto in termini di accoglienza generosa e gratuita.
Nella prima lettura Abramo si trova seduto all’ingresso della tenda, nell’ora più calda del giorno. Potrebbe ignorare i tre viandanti che stanno passando e invece si alza di corsa, esce cioè dalla propria comodità e va loro incontro. Quindi e’ lui stesso che prega i viandanti di rifocillarsi prima che questi chiedano qualsiasi cosa, senza aspettarsi nulla in cambio, ben sapendo che dopo aver mangiato essi riprenderanno il loro cammino. Questa sua accoglienza generosa si basa sulla sua fiducia nel fatto che è stato Dio e non il caso a metterli sul suo cammino: fermatevi, se ho trovato grazia ai vostri occhi. Per questo, alla fine, agli si accorge che questa sua generosità invece di impoverirlo lo arricchisce perché gli procura il dono della paternità ed una missione nei confronti di un grande popolo che verrà dopo di lui.
Nel Vangelo troviamo una situazione analoga di ospitalità ma chiarificatrice rispetto al fatto che la qualità dell’accoglienza non è espressa dal fare molte cose ma da una disposizione interiore di libertà da ogni interesse egoistico o attaccamento personale. Marta, onorata dalla presenza del Signore, si butta in mille servizi finché la stanchezza per il lavoro e la stizza per l’apparente disinteresse degli altri non la fermano. Il suo intervento presso Gesù, non di meno, per quanto inappropriato, non viene da lui ignorato. Marta, in effetti, avrebbe potuto andare direttamente dalla sorella ma preferisce rivolgersi prima al maestro, chiedendo in questo modo non solo un aiuto alla sua fatica ma anche una luce sulla sua inquietudine interiore: non ti importa che sia lasciata a me stessa?
Così Marta porta alla luce un’inquietudine che tutti in fondo custodiamo: la sensazione di non esser capiti, di non valere, di non riuscire, di rimanere soli… Cerchiamo di cancellare questa inquietudine con i mille sforzi che facciamo per ottenere un qualche riconoscimento dagli altri e da Dio. Non capiamo che essa può essere sopita soltanto dall’esperienza di essere abbracciati da un amore donato al di là e al di sopra di ogni nostro merito. Maria ha scelto la parte migliore perché ha compreso che nell’accogliere Gesù c’era più da ricevere che non da donare. La cosa è ancora più sconvolgente se si pensa che accettando l’ospitalità di una donna Gesù stravolge la mentalità classista del tempo. Mentre nella genesi il protagonista è Abramo e la moglie rimane nascosta, in Luca le protagoniste sono le due donne mentre Lazzaro e i discepoli di Gesù rimangono nascosti.
Il mistero nascosto che San Paolo annuncia è proprio il fatto che nella realtà di ogni giorno si nasconde una grazia, una parte migliore, offerta incondizionatamente a tutti e chiunque se solo ci si dispone ad accogliere gli altri e le circostanze con la consapevolezza che attraverso di esse Dio mi visita non per esigere qualcosa ma per donarmi di più di quello che potrei ottenere con le mie sole mie forze. Questa parte migliore non è subito evidente ma chi rischia di farsi accogliente verso gli altri e la vita così come essa viene, nel tempo si accorge che c’è sempre da ricevere piuttosto che da dare. Cosa permetteva a San Paolo di gloriarsi anche delle sue sofferenze? Cosa spingeva Abramo a muoversi con gioia verso dei viandanti stranieri e inopportuni? La certezza che tutto è grazia e che la parte migliore e’ sempre quello che accogliamo da Dio e non quello che pensiamo di realizzare con le nostre forze o anche di donargli in cambio.
La grazia di questo mistero riempie tutta la realtà nel suo insieme e quindi tende a manifestarsi in tutte le vicende della storia e della convivenza sociale, soprattutto come reciproca ospitalità, come la continua affermazione di una comune cittadinanza per tutti i popoli. Essa, tuttavia, attende di manifestarsi anche nella vita dei singoli in maniera unica e irrepetibile. Per tre volte Paolo ripete di rivolgersi ad ogni singola persona. Io ammonisco ogni uomo, ogni uomo io ammaestro, ogni singola persona io voglio portare alla perfezione di Cristo. Perché ognuno possa scoprire che questa è la parte migliore da scegliere nella vita: Cristo in noi speranza della gloria.