Domenica 16 novembre 2025 – XXXIII / c
Nel libro del profeta Malachia si dice di come il giudizio di Dio porti alla luce ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto agli occhi del mondo. Per tale giudizio diventa evidente che l’albero rigoglioso e forte è in realtà senza radice e senza germoglio. Coloro, cioè, che confidando nella loro forza, agiscono con arroganza, si accorgeranno di essere sconnessi dalla sorgente della vita, dalla loro vera origine, e di non produrre nulla che possa durare nel futuro. Al contrario coloro che temono Dio, sperimenteranno il suo giudizio come un soffio benefico che guarisce le loro infermità, come grazia e misericordia, come riscoperta della pienezza della vita.
Questo modo di concepire il giudizio di Dio nella storia ci aiuta a meglio comprendere il discorso di Gesù nel vangelo. Ad alcuni che ammiravano l’imponenza e la bellezza del tempio Gesù ricorda che delle sue pietre non rimarrà nulla. Paradossalmente, però, egli aggiunge che nulla, nemmeno un capello di coloro che si affidano a lui, andrà perduto. Gesù non sta togliendo valore alle cose della vita ma suggerendo che il valore di ogni singola persona, di ciascuno di noi e del nostro destino, supera di gran lunga il valore di qualsiasi altra cosa nell’universo e di qualsiasi realizzazione umana che possa suscitare ammirazione agli occhi degli uomini. Ognuno di noi e tutto della nostra persona, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli, è fatto per partecipare alla vita di Dio che è vita eterna.
Questa consapevolezza, lungi dall’alienare dal tempo presente oppure estraniare dalla storia, diventa una chiamata a vivere responsabilmente l’attimo presente ed ogni dettaglio della vita. San Paolo riassume brevemente questo atteggiamento di responsabilità quando dice: chi non lavora neppure mangi. Ciascuno, in altre parole, deve vivere, come ha fatto anche lui, cercando di alleviare il peso degli altri piuttosto che diventare peso per qualcuno. A questa operosità attenta agli altri deve aggiungersi, continua l’apostolo, l’attenzione a “non perdere tempo”, sia nel senso di evitare la pigrizia di chi sta lì senza far nulla sia nel senso di evitare l’agitazione di chi vuol fare mille cose allo stesso tempo ma non si interroga su quale sia la volontà di Dio per lui. Sono questi i due criteri molto pratici per riconoscere che la persona ha davvero creduto al vangelo che annuncia che fin da ora, per la resurrezione di Gesù, noi partecipiamo alla sua vita eterna.
Quando dunque viviamo consapevoli di questo nostro destino eterno, di quanto preziosi siamo agli occhi del Padre, allora diventa possibile vivere nella libertà dalla menzogna, dalla paura e dall’ansia. In tal senso vanno intesi i tre comandi negativi di Gesù nel vangelo: non lasciatevi ingannare, non lasciatevi spaventare e non preparate in anticipo la vostra difesa. È l’invito a non correre dietro a tutte quelle salvezze umane dietro le quali corre il mondo – santoni, la medicina o la dieta magica, le fake news, gli idoli del denaro e tutte quelle cose che ti promettono una salvezza diversa dalla croce di Cristo. Di fronte a guerre, terremoti, segni nel cielo, o anche solo di fronte all’ostilità di parenti ed amici, insomma a tutte quelle cose che farebbero pensare che ti sta crollando il mondo addosso Gesù invita a riflettere che non è quella fine.
Credere che Gesù è risorto dai morti significa credere che laddove non c’è più spazio per l’azione dell’uomo, dove sembra che non ci sia più niente da fare, proprio allora Dio comincia a fare la sua storia e a manifestare la sua azione. Il credente libero dalla paura attraversa il dolore, il fallimento, la solitudine con questa semplice consapevolezza suggerita da Gesù: qualsiasi cosa accada, imprevista, sfavorevole o contraddittoria, è semplicemente un’occasione per rendere testimonianza. Non della propria bravura ma della propria fede. Per questo Gesù aggiunge: non preparate in anticipo la vostra difesa e lasciate che sia lo Spirito a parlare in voi. Ciò che in fondo viene chiesto a noi è di rimanere abbastanza a lungo nelle circostanze difficili della nostra storia senza mai disperare della salvezza: con la vostra perseveranza guadagnerete le vostre anime.