Parola di Francesco
Il Messaggio del Santo Padre Francesco per la giornata mondiale del Migrante per il 2018 (14 Gennaio 2018) e’ riassunto in quattro verbi. Ci fermiamo qui? Non e possibile andare oltre la pur doverosa accoglienza? Dobbiamo allora sperare per gli Africani e disperare per l’Africa? No; decisamente no. Comboni ha sognato per l’Africa quando non c’erano molti motivi per sognare. Al di là di questo messaggio c’e’ un intero continente che soffre. Come reagire? Cosa imparare da Comboni?

Comboni ha sognato in grande
Gran parte di questo enorme movimento migratorio viene dall’Africa. L’Africa e’ qui e bussa alle nostre porte. La frase del Comboni “e’ l’ora dell’Africa” e’ profondamente vera anche oggi. E’ l’ora dell’Africa perché i mali che la affliggono hanno raggiunto il “livello di guardia” e la gente quando, non ne può più, scappa. L’esodo ormai e’ diventato massiccio. Ci domandiamo: e’ possibile pensare a un risanamento della situazione socio/economica? E’ possibile ipotizzare un superamento dei mali atavici che affliggono il continente? Nel sec. XIX la situazione dell’Africa era ben peggiore. Eppure qualcuno e’ andato oltre e ha messo il Papa “con le spalle al muro”. “Che cosa può aver spinto Daniele Comboni, a meta’ del sec. XIX, a ideare e assumere un programma come “Salvare l’Africa con l’Africa”?, a pensare e proporre un “Piano di rigenerazione dell’Africa”? A pensare l’impensabile come: libertà, autonomia, centri culturali e realtà di sviluppo africane? Eppure Comboni le ha pensate, era un genio? Si domanda Mons. Monari. No, risponde. “Credo sia più corretto dire: era un cristiano e dall’interno della sua fede ha tratto l’impulso a sperare nell’Africa e negli Africani”. Progetto grandioso. Bisognava pur incominciare!

Malbes: villaggio cristiano nel Kordofan
Comboni incominciò con l’acquistare “una vasta tenuta di terreno non lontana da El Obeid in un luogo facilmente raggiungibile e ben fornito di acqua. Era riuscito a raccogliere ben trenta famiglie liberate dalla schiavitù. “A ciascuna famiglia abbiamo assegnato un pezzo di terra da coltivare, abbiamo distribuito una buona quantità di grano da seminarvi e così possono vivere col frutto dei loro sudori”: “Relazione all’opera della Santa infanzia di Parigi” il 3 Maggio 1877 S. 4527-4529. (Altre informazioni 4499, 4934, 6674). In questi poveri inizi in sintesi c’e’ tutto lo spirito e la logica dell’opera comboniana in Africa. “Malbes rappresentò in qualche modo la punta di diamante, geograficamente visibile, del metodo missionario che Comboni proseguì in tutte le sue realizzazioni” (G. Romanato, L’Africa nera fra cristianesimo e Islam, p.322).

“Ma come valutava Comboni la propria opera”? Dalla raccolta di lettere, particolarmente delle relazioni a Propaganda Fide … e’ possibile ricavarne i giudizi e le linee strategiche che precisano il suo piano” (Ib.) “ I Nubani “hanno testa” – scrive – cioè mostrano intelligenza e giudizio (S. 3967-68). Un altro pregio e’ che sono mirabilmente uniti, si aiutano a vicenda (…) Aggiungo ancora la sommissione e ubbidienza che professano al loro grande capo”(Ib.). Al contrario “I neri e le nere educati al Cairo e in Europa, che ho condotti nell’Africa Centrale, anche se educati nei monasteri più perfetti e osservanti, qui hanno più esigenze e pretese che i missionari e le suore europee. Per questo non ricevo più da diversi anni dei neri o delle nere educati in Europa…” Comboni “a Verona aveva studiato da Missionario, ma la sua università fu l’Africa (o.cit. p. 324) .

P. Danilo Castello