Domenica delle Palme 5 aprile 2023

L’ingresso di Gesù in Gerusalemme è praticamente l’unica occasione dei vangeli in cui Gesù si pone in pubblico al centro di festeggiamenti. Lui stesso sembra approvare silenziosamente. Sa bene cosa gli accadrà a breve, come sapeva che i suoi discepoli avrebbero trovato un’asina e il suo puledro nel villaggio di fronte a loro. Approvando questa festa che segna l’inizio degli eventi della passione Gesù ci offre la chiave di lettura con cui guardare ad essi: la passione non è una tragedia che si consuma, ma un’azione veramente regale ed un’opera salvifica che si realizza.

E Gesù compie quest’opera non per sé stesso ma per noi; non con rammarico ma con determinazione solenne e festosa. Occorrerà fermarsi nei prossimi giorni per riflettere su questo fatto: il figlio di Dio è contento di dare la sua vita per noi, per l’umanità, per la creazione intera. Di noi e di essa “ha bisogno”, come ha bisogno dell’asina e del suo puledro. Questo pensiero dovrà insegnarci ad affrontare tutte le circostanze della nostra vita come realtà in qualche modo connesse con quell’opera regale.

Non esistono tragedie nella vita e nella storia che non possano diventare percorsi di salvezza e di liberazione. La condizione, naturalmente, è quella di rendersi attenti a quale sia la volontà di Dio in ogni circostanza entrandovi proprio come il nostro maestro: con l’umiltà e la mitezza di chi cavalca un asinello e con il fiducioso abbandono di chi sa di essere Figlio di un Re, che ha il controllo su tutta intera la storia perché può tirare la vita dalla morte.

Per noi è difficile coniugare queste due cose nella complessità della vita. Al ritrovarsi spontaneo dei discepoli attorno a Gesù nel momento dell’ingresso trionfale a Gerusalemme farà da contrasto il loro disperdersi disorientato nell’orto degli ulivi, quando le circostanze si mostreranno sfavorevoli e imprevedibili. Queste reazioni rivelano la precarietà di una fede ancora molto infantile che facilmente riconosce il compiersi della volontà di Dio nelle circostanze buone e favorevoli. Quando, invece, le circostanze sono contrarie la persona resta sgomenta e incapace di affidarsi ugualmente a questa volontà salvifica di Dio.

Le letture bibliche di questa domenica, a partire dal racconto della passione, vorrebbero allora essere un percorso di educazione alla fede adulta e quindi alla vita dei figli di Dio che non dimenticano mai come il Re a cui si affidano compie la sua volontà di salvezza anche attraverso quello che ai nostri occhi può apparire come il caso oppure come il caos.

Ogni mattino, recita il canto del servo di Isaia, il signore mi apre l’orecchio per ammestarmi. Ogni mattina, e non una volta per sempre, il Signore mi invita a seguire, ad affidarmi alla sua volontà e mi insegna a restare obbediente e fiducioso anche dinanzi agli eventi più scoraggianti, sapendo di non poter restare confuso alla fine. Se solo imparassimo a guardare con più attenzione e abbastanza a lungo le circostanze difficili della nostra vita, poco alla volta ci renderemmo conto che in ognuna di esse, anche la più umiliante, vi è sempre un germe di speranza, un invito a fare ancora un passo in avanti, e forse soprattutto una sensazione insolita che Dio è particolarmente vicino.

San Paolo nella seconda lettura, rilegge tutto ciò che è accaduto a Gesù, come un modo con cui Dio apre una via di comunione tra il cielo e la terra, tra Dio stesso e l’umanità. Questa via di comunione non è un’elevazione magica o un facile percorso verso l’alto a senso unico ma uno scendere e salire continuo. Come per Gesù così per ognuno di noi Dio continua a scendere verso il basso per poi risalire con noi verso l’altro. Questo scendere e salire che si è realizzato nell’umiliazione e nella successiva esaltazione di Gesù, Dio lo ripete per ciascuno di noi e lo propone a ciascuno di noi. Non temere. Segui il Figlio mio e troverai in ogni umiliazione un gradino verso l’alto, in ogni sofferenza un germe di libertà più grande, in ogni peccato riconosciuto un’umiltà più profonda che meglio ti dispone ad accogliere in te la vita stessa di Dio.