Domenica 5 febbraio 2023 – V/A

In questa domenica, in cui celebriamo la giornata per la vita, il Vangelo descrive i discepoli di Cristo come luce, sale e città salda. Benché rivolto a loro in particolare, questo Vangelo, in realtà, si rivolge ad ogni uomo e ad ogni vita. Assumendo la nostra natura, il figlio di Dio la rende partecipe di quella stessa vita che sgorga dal seno della Trinità, che è luce di amore, sale di verità, città sul monte, cioè vincolo di comunione e luogo di accoglienza.

Nessuna vita allora è inutile. Ogni vita, infatti, non ha valore solo in se stessa. Essa ha un valore aggiunto per la partecipazione alla vita di Cristo. Tu sei sale e luce, tu sei eterno, sei un riflesso della vita di Dio. La vita di un bambino, di un malato, la vita ferita, la vita di un peccatore… anch’essa è luce, sale e città salda, perché anche per essa il Figlio di Dio ha dato sé stesso sulla croce. Tutta la sua vita è data per noi. Certo, la pienezza di questa vita che è luce dell’universo deve ancora compiersi nell’attesa della resurrezione, ma fin da ora siamo chiamati a credere che ogni vita ha origine nel mistero di Dio e quindi contiene qualcosa di infinitamente più prezioso di quello che appare immediatamente. Sta a noi accogliere questa bella notizia e permettere che si esprima sempre di più nel nostro quotidiano.

Non si tratta di acquisire più visibilità ma più luminosità. Possiamo facilmente accorgerci di essere visibili agli altri ma non sapremo mai di essere luminosi perché la luce non illumina sé stessa e rimane invisibile finché non incontra un elemento che la rifletta, come l’atmosfera della terra riflette la luce del sole che invece rimane invisibile nel buio dello spazio immenso. Anche Gesù era luce ma non tutti erano capaci di vederla e di rifletterne la luminosità. Non occorre allora chiedersi se altri vedono in noi la luce, ma piuttosto se noi la vediamo negli altri.

Quando cominciamo a riconoscere la luce negli altri, anche in coloro la cui vita appare disprezzabile agli occhi del mondo, significa che stiamo riflettendo su di loro qualcosa della luce che ci abita e magari proprio a partire da una nostra natura fragile e limitata. Non a caso San Paolo parlando del suo primo incontro con i Corinzi ricorda come si era presentato pieno di timore ed esitazioni, senza alcuna sapienza umana a cui appoggiarsi. Paolo si appoggiava solo alla croce di Cristo e credeva che, se la luce del mondo può risplendere dalla croce, allora può risplendere anche dalla mia povertà affidata a Dio. Nel profeta Isaia Dio si rivolge al suo popolo che digiuna e che cerca aiuto perché ha una ferita nel cuore e perché si ritrova nelle tenebre. Ebbene, dice Dio, se invece di preoccuparti per te stesso cominci ad interessarti a chi ha più bisogno di te, condividendo i tuoi beni; e soprattutto se smetti di fare quelle cose che contraddicono la tua vocazione a dare luce, cioè la parola menzognera, il puntare il dito cioè i giudizi, le critiche… allora vedrai come Dio guarirà quelle ferite per cui non trovavi rimedio e cambierà la tua interiorità trasformandola da spazio di tenebra a luogo di luce. Farai l’esperienza di un Dio che, dinanzi ai desideri più veri del tuo cuore, risponde come risponderebbe un servo al suo maestro: eccomi. Allora gli uomini daranno gloria a Dio e non a te, perché vedranno nella tua povertà qualcosa che rimanda ad una luce che non è semplicemente di questo mondo.

Non si tratta tanto di un privilegio quanto di una responsabilità. Quando cadiamo nel lamento, nella critica sterile, quando diciamo che tutto va male e che nessuno fa niente, che non ci si può fidare di nessuno proprio allora Gesù ci direbbe: guarda che il sale della terra sei tu. Non ce n’è un altro. Conserva il sapore che hai dentro e la tua vita sarà comunque utile. Se non puoi fermare la guerra in Ucraina custodisci la pace almeno nel tuo cuore e il resto verrà. Quando pensi che i problemi sono tanti e immensi, più grandi di te e non sai da dove cominciare… Gesù ti direbbe: comincia da casa tua. Li deve esserci una lampada che arde per tutti. Sei tu la lampada. Alle volte proprio in casa tendiamo a nasconderci perché abbiamo paura di essere giudicati come incoerenti. Vi è un sottile orgoglio in tale preoccupazione perché dimentichiamo che non stiamo testimoniando la nostra coerenza ma la potenza della croce, della misericordia di Dio, della fedeltà del suo amore. Allora scopriremo che Dio agisce anche attraverso la nostra incoerenza e questo ci rallegrerà infintamente di più che non l’ammirazione degli altri. E soprattutto ci lascerà umile ed affidati, veramente luminosi.