Mc.13,21-32 Dom. XXXIII anno B
Sia la prima lettura che il Vangelo di questa domenica propongono un discorso apocalittico. Apocalittico non è un discorso che riguarda la fine del mondo ma piuttosto un discorso “rivelatorio”, cioè un discorso che getta una luce sulla realtà e sulla storia per aiutare a comprenderne certe dinamiche che altrimenti resterebbero nascoste all’occhio di chi non ha la fede. Vi è in effetti un dinamismo invisibile di crescita e di compimento nella storia che si realizza proprio laddove l’evidenza dei fatti sembra suggerire che vi sia solo decadenza e distruzione. Quando, dunque, il sole si oscura e le stelle cadono dal cielo, proprio allora i saggi brilleranno come luce nel firmamento e i giusti risplenderanno come stelle. Quando le potenze del cielo vacillano e quelle della terra sono afflitte dalla tribolazione, mentre le circostanze suggeriscono che siamo alla fine, proprio allora gli angeli raduneranno i dispersi del popolo di Dio e proprio allora saranno salvati quelli che sono scritti nel libro di Dio. Quelli cioè che pur essendo ignorati dall’opinione del mondo, dai sondaggi o dai profili socials, sono tenuti in conto da Dio. È la fede che ti permette di riconoscere questo dinamismo profondo e nascosto della storia ma non nel senso di diventare chiaroveggenti o avere rivelazioni speciali. La fede ti porta piuttosto a guardare la realtà con più attenzione perché Dio si rivela nei fatti della vita e non nei pensieri: Imparate dal fico – dice allora Gesù. Il frutto di un albero non appare all’improvviso. Già alla fine dell’inverno quello che appare un albero spoglio diventa tenero, germina e rivela la vita nascosta che lo anima. Così è per la storia di salvezza che Dio fa con l’umanità nel suo insieme ma anche con la storia di ognuno di noi: non passerà infatti questa generazione senza che questa apocalisse o rivelazione si compia e diventi visibile. La rivelazione consiste nel fatto che ogni lacrima, ogni fallimento, ogni fatica, ogni contraddizione non sono semplicemente degli incidenti ma delle possibilità nel senso che tutte queste cose possono esaurirsi in sé stesse oppure possono generare un frutto. Ciò che fa la differenza è vivere queste circostanze con fede, cioè accogliere i fatti della vita – soprattutto quelli che tu non hai previsto – come una visita e non come un inconveniente. Ecco quando questi fatti accadono ricordatevi che il Figlio dell’uomo è alle porte. Egli non è ancora presente come se fosse entrato in casa ma non è nemmeno per strada: Egli è alle porte. Questo sguardo di fede ti permette di vivere ogni circostanza come impregnata di una linfa vitale che noi chiamiamo grazia. In tutto ciò che accade non vi è solo il fatto nudo ma anche la presenza nascosta di una grazia del Signore. Gesù – dice la lettera agli Ebrei – è già alla destra del Padre e quindi la sua grazia possiede già la vittoria sul mondo. Eppure, è anche in attesa che i suoi nemici siano messi sotto i suoi piedi. Anche noi finché siamo nella storia non vediamo come i nostri nemici sono messi sotto i nostri piedi, non abbiamo un dominio sicuro su noi stessi o sulle circostanze. Ma abbiamo la grazia di sostenere il combattimento. Impara, osserva la realtà con attenzione. Se fai attenzione ti accorgerai che in ogni fatica e tristezza vi è anche qualche segno concreto della tenerezza di Dio. In ogni umiliazione accettata vi è anche una luce che purifica il mio cuore e mi rende più forte, più lucido, più sicuro di me stesso. In ogni spoliazione che può venire dalle circostanze vi è anche una forza di speranza che genera desideri nuovi, creatività, il superamento di paure, rigidità, di mediocrità. Al contrario è proprio quando le cose vanno un po’ troppo bene e ci sembra di essere in vacanza, proprio allora rischiamo di vivere le circostanze come qualcosa di scontato e cominciamo a perdere tempo, a dover riempire la nostra noia, a dover evadere senza accorgerci che siamo sempre più vuoti. Nessuno conosce il giorno e l’ora. Perché del tempo sono importanti non solo i giorni ma anche le ore. Se Dio ti incontra nei fatti della vita allora non vi è un solo istante “da buttare”. Nessuno conosce la fine, nemmeno il Figlio ma soltanto il Padre. Non perché questa ora sia tenuta nascosta dal Padre ma perché in un certo senso essa non è ancora decisa. Ogni giorno della nostra vita non è infatti il fotogramma di un film già girato. Per chi crede ogni giorno esce nuovo dall’amore creativo di Dio, ma si realizza nella storia all’interno di una inevitabile tensione tra il bene ed il male nella quale siamo invitati a prendere posizione con le nostre piccole decisioni di ogni giorno. Ogni circostanza accolta e vissuta responsabilmente – anche quando può sembrati un muro che ti impedisce di andare dove vuoi tu – è invece, se dai fiducia a Gesù, una porta da aprire. Una porta che ti permette di accogliere la sua grazia che deve santificarti, portarti alla perfezione. Le stelle cadono come ogni illusione umana, ma il progetto di Dio su di te si compie perché sei tu che devi diventare luminoso come una stella. L’unica cosa che resta per sempre sei tu. Aspettiamo come Gesù un compimento ma fin d’ora viviamo come persone che sono destinate ad esistere per sempre come luce, come amore.