Mc. 1,12-15   I° Quaresima anno B
I° lett. Dio, stanco del cuore perverso dell’uomo, attraverso il diluvio, decide di distruggere ogni essere vivente, eccetto Noè e la sua famiglia. Poi si pente e stabilisce un’alleanza con tutta l’umanità, cui segno è l’arcobaleno.
Secondo una leggenda, l’arcobaleno si appoggia su due estremi che non si vedono: il cuore di Dio e il cuore degli uomini. Finché l’arcobaleno riesce a tenere uniti i due estremi, non mancherà la pace nel mondo e l’armonia nel creato. Ma se l’arcobaleno venisse giù, dipende non dal cuore di Dio, ma dal cuore dell’uomo, da quale partono i progetti omicidi, guerre, violenze. Così l’arcobaleno si spegne, il cielo si copre di nubi oscure e sulla terra cade l’acido della morte. E sotto i suoi crolli spaventosi e continui, si è svolto tutto il cammino della storia umana.
L’arcobaleno è il segno dell’alleanza di Dio con l’umanità. Non si tratta di un “patto di non aggressione”, perché in realtà i vari tipi di “diluvio” continuano a devastare la terra. È un patto per la vita: Dio garantisce che il miracolo della vita non verrà mai distrutto, nemmeno dalla malvagità dell’uomo.
II° Lett. La chiesa ha usato l’immagine del diluvio, oltre al mar Rosso, per spiegare il significato del battesimo, che ci fa figli di Dio. Però il battesimo non ci toglie le difficoltà, le tentazioni, le prove ed evitare di commettere sbagli. Per questo che la nostra vita è una continua lotta contro ciò che ci allontana dal Regno di Dio. E tale lotta non avviene in un solo specifico periodo, ma dura tutta la vita.
Vangelo. Dopo il battesimo, durante il quale Gesù ha ascoltato la voce del Padre che l’ha chiamato “figlio amato”, “subito” lo Spirito Santo spinge Gesù nel deserto per essere tentato da Satana.
Marco non descrive il contenuto ne quante siano state le tentazioni (come fanno Mt. e Lc), neppure come Gesù le abbia superate. Le tentazioni non si evitano, ma si attraversano, perché in assenza di esse non c’è salvezza, in quanto non ci sarebbe la possibilità di scegliere: verrebbe meno la libertà dell’uomo.
Nel deserto Gesù ha capito che non esiste solo la voce del Padre. Esiste anche un’altra voce, quella sperimentata da Adamo ed Eva, che propone un altro modo di pensare,  un’altra via possibile. Due voci assai diverse.
Se il Padre parla di donazione di sé, l’altro parla di realizzazione di sé.
Se il Padre parla di servizio, l’altro parla di successo, potere, ricchezza.
Gesù è stato messo di fronte alla possibilità di uscire dalla comunione con Dio e dalla solidarietà con gli uomini. Vi è una lotta interiore fra il dono totale si sé e la tentazione dell’egoismo, della chiusura, del ripiegamento, della non responsabilità, del non impegno.
Nelle circostanze della vita bisogna scegliere chi ascoltare, da quale voce lasciarci condurre, quale strada percorrere, di chi fidarsi. Per tutta la vita Gesù dovrà saper distinguere una voce dall’altra. Ogni tentazione è sempre una scelta tra due amori: l’amore per Dio o l’amore per se stessi. Si esce vittoriosi solo quando scegliamo l’amore più grande.

Inoltre, nel deserto, Gesù impara a essere figlio e cosa significa essere liberi.
Essere figlio significa essere messi alla prova. Un servo non viene messo alla prova: non deve scegliere, ma solo obbedire. Il figlio deve imparare a scegliere: se non sceglie il Padre, diventa un servo. E scegliere implica dubbio, ripensamenti, preghiera, discernimento, turbamento, fatica. Come succede a ciascuno di noi. Così lo è stato anche per Gesù.
La novità del vangelo non si impone, ma chiede di essere scelto, accolto, amato. Amare significa preferire. Non si tratta di scegliere una volta per sempre, una scelta iniziale, ma quotidianamente perché le circostanze della vita mutano, cambiano. Come del resto anche noi.

Nel deserto Gesù “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Secondo alcuni autori, Marco si riferisce alla condizione paradisiaca, quando Adamo viveva in perfetta armonia con il creato e gli animali (Gn.2.19-20). Per altri autori, Marco ricorda l’esperienza del profeta Daniele e i suoi compagni che erano stati messo alla prova: rinunciare al proprio Dio per adorare solo il re Dario.
Chiamati a scegliere, a chi affidare la loro vita, hanno preferito scegliere il Padre. Furono condannati a morte: prima nel fuoco (Dn.3,21) e poi nella fossa dei leoni (Dn.6,17). Le forze del male e del potere non hanno scalfito la vita del profeta e dei suoi compagni, anzi mentre lodavano Dio, un angelo stava loro accanto nella fornace (Dn.3,92).
Però non possiamo nemmeno dimenticare le “bestie” che vivono in noi e che ci spingono a vivere lontani da Dio, ad allontanarci dal Padre, come pure gli “angeli” che ci stanno vicini, ci accompagno e ci aiutano a rimanere fedeli al progetto di Dio.
La prova dell’uomo diventa anche la prova per Dio: non abbandona mai chi si affida a Lui con tutto il cuore. Dio vuole ancora dipingere nel cielo e tener su l’arcobaleno insieme ad ogni uomo/donna.
Per questo, dopo l’uscita dal deserto, Gesù annuncia che davvero il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino, perché sa che il cuore del Padre è fedele e paziente. Il Regno di Dio è la buona notizia che annuncia Gesù, è la sintesi di tutta la sua vita e della sua missione.
Gesù, nel deserto, ha fatto la sua scelta, che poi rinnovava continuamente di fronte a quelle persone che cercavano di deviarlo su un altro stile di vita o tentavano di ostacolarlo affinché non raggiunga Gerusalemme, precisamente il Golgota. (Pietro, Farisei, la folla).
All’inizio di questa Quaresima viene rivolto a noi l’annuncio di Gesù: l’amore di Dio è qui, vicino a ciascuno, dentro ogni cuore, dentro ogni storia umana. Siamo invitati a fidarci di questa presenza amorevole del Padre che, attraverso suo Figlio, vuole rinnovare la sua alleanza.
Anche se ogni giorno chiediamo al Signore: “non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”, adesso tocca noi fare la nostra scelta.

                   

Autori consultati: Farinella, Maggi, Standear, Ronchi, Bianchi, Armellini e altri