Marco 1,21-28  IV anno B
I sacerdoti e i leviti, provenienti da Gerusalemme, tra le altre cose, chiesero al Battista: “Sei tu il profeta?” (Gv.1,21). Domanda che rivela l’attesa del profeta messianico, promesso da Dio (I lettura). Pietro riconosce in Cristo il volto concreto del profeta atteso, come un nuovo Mosè (Atti 3,22-26). Il profeta non è un indovino, uno stregone, un negromante, ma colui che deve liberare il popolo da tutte queste pratiche di arti magiche. È il portavoce di Dio. È mediatore della Parola di Dio al servizio del popolo. Deve annunciare tutte e solo le parole che riceve da Dio. È responsabilità del popolo saper ascoltare il Profeta che trasmette il messaggio di Dio. Ma ascoltare non basta, è importante sapere chi ascoltare. Se Mosè desiderava che ogni membro del suo popolo fosse profeta, capace di percepire la voce di Dio (Nm.11,29), gli Atti assicurano che, per l’effusione dello Spirito, tutti i discepoli sono divenuti “profeti” (At.2,17-18). Ogni cristiano, in forza del battesimo ricevuto e illuminato dalla Parola del vangelo, ha la capacità di discernere la volontà di Dio e trasmetterla ai fratelli.

Gesù, un sabato, entra nella sinagoga e compie due azioni distinte: insegna e  libera un uomo posseduto (personaggio anonimo). L’evangelista colloca questa scena (in un ambiente religioso) come l’inizio dell’attività di Gesù. Non è una scelta a caso: qui si riassume tutta l’opera di Gesù in favore dell’uomo/donna. Lui, che appare come Maestro e profeta, è venuto a rivelarci il vero volto del Padre: le sue parole sono la “Parola di Dio”.
In ogni sinagoga, di sabato, dopo la lettura di un testo della Torah e dei Profeti, un giudeo adulto poteva prendere la parola e commentare ciò che era stato proclamato. Gesù, nella sinagoga di Cafarnao, esercita questo diritto. L’evangelista non menziona quale lettura è stata proclamata ne tanto meno il contenuto dell’insegnamento di Gesù: è un silenzio intenzionale, perché il lettore lo scoprirà lungo il vangelo. Però descrive lo stupore e la meraviglia degli ascoltatori, che riescono a cogliere la differenza tra gli scribi e Gesù, il quale insegnava “una dottrina nuova con autorità”.

I maestri della legge, gli Scribi, studiavano, interpretavano e spiegavano la Bibbia nelle sinagoghe. Erano considerati un’autorità infallibile. Il loro insegnamento era ripetitivo (la Bibbia afferma…, i profeti hanno aggiunto…, il famoso rabbino spiegò che…, noi vi diciamo…). Era un insegnamento che non facilitava la comunione tra Dio e l’uomo.
Invece Gesù parla chiaro, usa delle parole che tutti riescono a capire, parla il loro linguaggio. Per la prima volta nella Sinagoga non sono suonate le solite prediche pesanti che invece di far percepire Dio più da vicino, più amorevole, veniva presentato pretenzioso ed esigente: norme, precetti, comandi, divieti che dipingevano il volto di Dio. Per questo la gente si sentiva sempre in colpa e mai in piena comunione con il Signore. Gesù insegna con autorità (exousia), perché non solo crede in ciò che dice, ma lo vive. Le sue parole possiedono la stessa forza, potenza e autorità di Dio.

Terminato il suo insegnamento, succede un imprevisto. Un uomo “posseduto da uno spirito immondo”, che era rimasto tranquillo, nascosto, senza disturbare il culto, comincia a gridar e inveire contro Gesù. Sicuramente non era la prima volta che quell’uomo partecipava al culto sinagogale e quindi aveva ascoltato molte volte le letture bibliche con la rispettiva omelia, ma la sua situazione non era cambiata a causa delle pedanti e futili interpretazioni dei rabbini che svigorivano l’efficacia della Parola, resa incapace di tirar fuori il male interiore degli ascoltatori.
Il termine “spirito” significa “forza”, una forza esterna all’uomo. Questa forza se viene da Dio agisce in lui e lo separa dal male, mettendolo in piena sintonia con Dio. Questo è lo Spirito Santo (“Santo”: dal verbo “santificare”, cioè “separare”). Una forza che ci separa non dagli uomini, ma dal male, dall’egoismo, dal peccato in genere. Quando questa forza non viene da Dio, si definisce “impura” perché non favorisce la comunione con Dio.  Lo spirito immondo ci allontana da Dio e dai fratelli e ci avvicina alla “non vita”. È tutto ciò che ci fa ripiegare su noi stessi, ci riempie di sfiducia, paura, egoismo, indifferenza, mancanza di solidarietà, senso di vuoto e di ansia, ci chiude alla relazioni. Lo “spirito immondo o impuro” è contrario alla santità di Dio, che è amante della vita.Al Tempo di Gesù l’epilessia, le malattie psichiche e forze incontrollabili erano considerate “spiriti maligni”, impuri. Sulle persone soggette agli spiriti impuri si esercitava l’esorcismo per liberarle.
Quindi quell’uomo posseduto vive nell’inimicizia e in opposizione a Dio.

Il lettore si domanda cosa abbia spinto lo spirito impuro che dominava quell’uomo a manifestarsi e reagire apertamente, con il rischio di essere cacciato da Gesù, invece di continuare a stare tranquillo e in silenzio, a inculcare l’osservanza delle pratiche religiose che non modificano il proprio stile di vita, a preferire i compromessi quotidiani col potere, avere e dominare.
Il motivo è l’insegnamento e la presenza di Gesù che sono inconciliabile con le forze del male.  Di fronte “al più forte” lo spirito immondo grida: “Che centri con noi? Sei venuto a rovinarci?”. Parla al plurale perché sono diverse le forze che allontanano l’uomo da Dio e si sentono minacciate dalla presenza e dalla parola di Gesù.

Lo Spirito immondo conosce chi ha di fronte. A Gesù non interessa la conoscenza teorica della sua identità (“Io so chi tu sei”: non dice che Gesù è il Figlio di Dio, ma “il Santo di Dio”), se poi rifiutiamo di cambiare, di intraprendere un cammino di conversione, di sequela, come è successo ai primi 4 discepoli.

Gesù non entra in dialogo con lo spirito immondo, ma gli ordina di tacere e di uscire da quell’uomo.
Taci” (= metti la museruola) è il comando che induce ogni uomo a separarsi da tutto ciò che lo separa da Dio. Gesù non identifica la persona con lo spirito immondo, ma cerca di dissociare il male da essa. Gesù ordina di tacere non alla persona, ma al male, che parla dentro di noi, che sdoppia la nostra personalità e non ci permette di essere noi stessi. È salutare fare silenzio davanti al Dio che parla.
Esci da lui”: ci fa capire che il male è entrato in noi, è abusivo. L’esorcismo di Gesù tira fuori il male che abbiamo dentro, ci fa diventare persone libere. La liberazione del male avviene ascoltando la Parola, lasciandoci questionare da essa e agire in noi.

Nella sinagoga, come nelle nostre comunità domenicali, dove la Parola viene proclamata, possono esserci persone tormentate, infelici, preoccupate, schiacciate da una vita difficile o da sensi di colpa,  senza meta o senza speranza. Viene spontaneo chiederci come mai, oggi, nelle nostre assemblee domenicali, sembra che la Parola proclamata e commentata non abbia più la forza di inquietarci, di risvegliarci da una abitudinaria ritualità, a convertirci. Però, può succedere, che di fronte a certe omelie, non escono gli “spiriti immondi”, ma semplicemente fa scappare la gente.

Quest’uomo rappresenta la condizione di coloro che ancora non hanno incontrato Cristo e quindi sono ancora soggetti alle forze ostili che lo distruggono, agli impulsi all’odio, all’egoismo, alle ingiustizie e violenze, ripiegati su sé stesse, bramosi di apparire, di denaro e di potere. Ma lo spirito impuro non lascia facilmente la sua preda, si ribella: si scatena una lotta, come testimonia il “contorcimento” dell’indemoniato.

Ascoltando e mettendoci a confronto con la Parola, possiamo smascherare i nostri piccoli e grandi egoismi, le nostre divisioni interne, le nostre resistenze e schiavitù, le quali non ci aiutano a entrare nella logica del Regno di Dio che Gesù è venuto a instaurare in mezzo a noi. Però dobbiamo essere consapevoli che siamo anche esperti a far tacere la Parola che ci interpella, ci invita a un cambio, a seguire Gesù ogni giorno. Ogni giorno, interiormente, la lotta continua.

San Efrem: “Quando la minestra è calda, nessuna mosca può avvicinarsi, gli insetti vi cadono solo quando è raffreddata; allo stesso modo il cuore che arde per l’amore di Dio e dei fratelli distrugge i pensieri (spiriti immondi) che si oppongono”.

Autori consultati: Bianchi, Armellini, Maggi, Stendar, Fausti, Castillo, Camacho, Tondo, Squizzato e altri