Natale 2024

Il Natale annuncia un fatto straordinario. Il figlio di Dio viene nel mondo, viene tra i suoi, viene secondo la logica della somiglianza. Viene, ricorda la lettera agli Ebrei, per parlare agli uomini non più attraverso dei profeti ma direttamente, cuore a cuore; viene come una presenza che condivide la nostra vita e la nostra storia. Eppure, questa venuta del Dio con noi suscita una reazione deludente: i suoi non l’hanno accolto e non lo riconoscono. Per riconoscere questo mistero non basta il solito sguardo di tutti i giorni. Occorre una disposizione interiore nuova che si chiama fede.

Noi vegliamo nella notte di Natale proprio per disporci a guardare con fede ad una realtà che altrimenti ci apparirebbe semplicemente oscura. Non a caso per annunciare la luce del natale Dio ha mandato un uomo che non era la luce. Giovanni, infatti, non doveva convincere o dimostrare ma semplicemente richiamare tutti a credere in una luce diversa da ogni attesa umana. Anche Isaia parla dei piedi di colui che annuncia la buona novella sui monti. Di lui non vediamo che i piedi proprio perché anche lui come Giovanni non e’ la luce ma solo colui che richiama a credere in una luce altrimenti non evidente.

Alle rovine di Gerusalemme, a tutto ciò che umanamente e spiritualmente sembra venir meno e deludere, proprio a queste rovine, che sono anche le rovine della nostra vita, egli annuncia la possibilità di una rinascita. Solo per la fede possiamo accogliere il Vangelo del Natale, l’annuncio nelle tenebre e tra le rovine del mondo, del fatto che Dio è con noi. Questo Dio che viene non porta delle cose e in un certo senso non porta nemmeno delle soluzioni, porta se stesso. Cosa aggiunge dunque questa presenza di Dio alla nostra vita? La grazia e la verità. Cioè, la possibilità di partecipare alla vita di Dio, che è amore gratuito, ed alla sua stessa natura che è verità appunto.

La grazia e la verità non sono al servizio dei nostri piccoli interessi ma sono al servizio della nostra salvezza. Gesù pieno di grazia e di verità, dona ciò che il mondo chiuso in se stesso non poteva trovare: il potere di diventare figli di Dio, di uscire dal peccato e dalla morte e di vivere non più per la morte ma per la vita eterna. Non siamo più morenti ma nascenti. Per la fede siamo chiamati a credere che possiamo nascere come figli di Dio. Quello che il padre fa per Gesù lo fa per ciascuno di noi: io oggi ti ho generato. Il Natale di Gesù diventa allora quell’oggi eterno che annuncia il Natale di chiunque crede. Di chiunque crede ad una vita che va oltre la morte, ad una storia che non e’ più un cammino solitario e al buio ma il dialogo con un Dio che ti dice: io tu sarò Padre e tu mi sarai figlio ad un destino che supera le nostre possibilità: per la grazia a la verità che sono in Gesù anche noi partecipiamo alla vita divina al punto che ciò che Dio dice del suo figlio nato a Betlemme lo può dire di ogni creatura nata al fonte battesimale: anche questi e’ mio figlio… lo adorino tutti gli angeli.

E giustamente domanda ancora la lettera agli Ebrei: a quale degli angeli Dio ha mai detto tu sei mio figlio? Tra le rovine di Gerusalemme, nella povertà di Betlemme, nella notte oscura dei pastori Dio annuncia che in Gesù vuole assumere la vita umana e per mezzo di Lui, a tutti Dio propone la possibilità di una rinascita. Tutti coloro, dunque, che, non per la carne o per la loro volontà, ma per la fede si aprono al mistero del Natale costoro diventano figli di Dio. Come la natura umana di Gesù era irradiazione della gloria di Dio cosi ogni natura umana che per la fede si unisce alla sua acquista qualcosa di quella gloria, una qualità di vita e di amore che si irradia anche nella notte delle vicende umane. Al contempo, proprio come la natura umana di Cristo portava l’impronta della divinità, cosi la natura nuova di coloro che nascono alla vita nuova del battesimo acquistano un’impronta, una disposizione interiore ad accogliere la vita eterna come l’impronta di uno stampo accoglie la cera. Non consideriamo solo le circostanze presenti. Non guardiamo alla povertà della nostra natura, del nostro carattere, della nostra persona. Al presente esso ha ancora soltanto il carattere di una impronta, di uno stampo vuoto, forse ancora imprecisabile. Eppure per chi crede al vangelo del Natale quell’impronta e’ destinata ad accogliere la vita, l’amore, la natura stessa di Dio: a chi crede ha dato il potere di diventare suo figlio.