Domenica 3 marzo 2024 III di Quaresima

Mentre si avvicinava la Pasqua dei giudei, Gesù compie nel tempio un gesto importantissimo, riportato da tutti e quattro gli Evangelisti, che mette insieme due cose umanamente inconciliabili: la forza e la debolezza. La forza di Gesù sta nella determinazione con cui caccia fuori a frustate tutti gli animali dei sacrifici, getta per terra le monete dei commercianti e rovescia i tavoli dei cambiavalute. La debolezza di Gesù sta nel fatto che una volta rimasto solo nel cortile del tempio proclama sé stesso come l’unico vero agnello sacrificale, ricordando la frase del Salmo che dice: lo zelo per la tua casa mi divora. Non ci sarà per Gesù un altro modo di affermare la forza della sua resurrezione se non attraverso la debolezza della sua morte: distruggete questo tempio, egli dice, e io lo farò risorgere.

I giudei, dirà San Paolo, vorrebbero dei segni che dimostrano la potenza di Dio, la sua forza. I greci vorrebbero una Sapienza che dimostra con una logica convincente le ragioni della fede. Ma il potere e la saggezza di Dio si rivelano in Gesù crocifisso, nella sua debolezza. Qui c’è una chiamata a conversione per tutti noi. Noi tutti cerchiamo un Dio che conferma le nostre attese e costruisce sui nostri meriti. Gesù rivela un Dio che contraddice le nostre attese e costruisce sulle nostre rovine. Due volte, nel Vangelo, si legge che i discepoli, dopo la resurrezione, ricordando ciò che Gesù fece nel tempio, credettero nella scrittura e nella parola di Gesù. Credettero, cioè, che quella purificazione esteriore che si era realizzata a Gerusalemme si e’ compiuta pienamente nella resurrezione di Gesù e, adesso, deve realizzarsi nel cuore di ogni credente che in Gesù vuole vivere pienamente come “figlio del Padre”.

Sul Sinai Dio aveva dato ad Israele una legge che doveva garantire la purificazione del popolo e significare il suo passaggio dalla casa di schiavitù alla libertà della terra promessa, passaggio che culmina con la costruzione del tempio. Con la sua Pasqua Gesù diventa nuovo tempio e nuova via al Padre per chi crede in Lui. Gesù scaccia gli animali e quindi abolisce i sacrifici. Getta per terra il denaro dei commercianti e quindi sostituisce alla relazione mercenaria con Dio quella filiale e gratuita. Rovescia i tavoli dei cambiavalute, che dovevano garantire che nessuna moneta pagana contaminasse la sacralità del tempio, e così abolisce ogni separazione tra puro e impuro. Gesù risorto è l’annuncio che l’amore del Padre è donato gratuitamente e a tutti senza prezzo, senza merito, senza condizioni. Questa è la forza dell’amore di Dio che supera ogni limite, persino la nostra indifferenza e la nostra ostilità.

D’altra parte, se accolto veramente, questo amore forte si realizza in noi come si è realizzato in Gesù, cioè, contrariamente ad ogni potere e sapienza umane. Il mistero Pasquale, infatti, ci ricorda che l’unico modo di vincere il male è quello di lasciarci trafiggere da esso come ha fatto Gesù. La sua croce ha vinto quel male che la legge e i comandamenti non erano riusciti ad eliminare. Lo ha vinto prendendolo su di sé. Il male muore, infatti, solo se muore in chi lo subisce, come in Gesù crocifisso. Altrimenti esso rimbalza e si moltiplica. Come per Gesù, anche per noi adesso, l’unico vero sacrificio che possiamo offrire al padre è il sacrificio che nasce dall’amore vissuto come dono concreto di noi stessi fatto, non in un tempio di pietra, ma nel nostro stesso corpo che si unisce al corpo risorto di Cristo. Io non conosco altro che Cristo crocifisso, dice San Paolo. È questo il segno fondamentale dell’amore di Dio nel mondo e nella storia dominata dal male: l’amore che perdona, che sopporta, che soffre per l’altro. L’amore che rinuncia a rimandare agli altri il male lasciando che esso sia crocifisso in noi stessi.

Questo è possibile solo se crediamo veramente che Gesù ha il potere di resuscitare quel corpo che il male voleva distruggere. Ma questa fede esige una purificazione profonda del cuore. Molti credevano in Gesù, ma Gesù non si consegnava loro perché conosceva cosa c’è nel cuore di ogni uomo. La purificazione che Gesù ha voluto nel tempio la vuole nel nostro cuore e questa purificazione esige una certa violenza. Se vuoi credere in Gesù e in Gesù crocifisso devi imparare ad agire contro te stesso, contro ogni mercanteggiamento e interesse proprio, contro ogni attaccamento al tuo io che vuole divorare gli altri invece di consumarsi per gli altri, che vuole dominare piuttosto che servire, che vuole controllare piuttosto che affidarsi. Tutti credono ma non tutti si affidano pienamente a Cristo. Il fatto che i discepoli si ricordarono delle parole e dei gesti di Gesù dopo la resurrezione significa che essi non hanno compreso subito il loro significato. Essi hanno dovuto passare attraversi circostanze di vita che contraddicevano le loro attese ma hanno custodito nel cuore quello che accadeva nella loro storia e così facendo si sono resi conto che questa storia, che era passata attraverso lo scandalo della Croce, era comunque una storia di liberazione. Ricordare significa acquistare consapevolezza che quelle cose che al momento sembravano insignificanti o addirittura incomprensibili nel tempo si rivelano una storia di salvezza. Allora ti accorgi che Dio ha costruito dove tu vedevi solo fallimento, Dio ha generato dove tu vedevi solo la morte, Dio ha prodotto libertà dove tu eri prigioniero di paure e falsi legami. E questo perché hai avuto fiducia nel suo figlio e nel suo amore crocifisso.