8 gennaio 2023 – Battesimo del Signore / A

Col battesimo del Signore si compie la manifestazione del mistero del Natale, del mistero del Dio con noi. Nel Giordano, infatti, si rende manifesto che Gesù, nascendo come il “Dio con noi”, non ha assunto la carne che Adamo possedeva prima del peccato. Gesù ha assunto la carne di Adamo ferita dal peccato. Egli, cioè, non ci salva a partire da una condizione privilegiata, superiore, straordinaria, ma a partire dalla comunione con la nostra debolezza e la nostra colpevolezza.

La cosa è così straordinaria, esagerata, eccessiva che Giovanni pur nella sua rettitudine, si sente sopraffatto, confuso, imbarazzato: io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me? Gesù gli risponde che proprio questa è la via della salvezza, la pedagogia scelta dal padre: È bene che proprio così compiamo ogni giustizia. Noi due insieme. Non io da solo. Non tu da solo. Dio non voleva che noi vincessimo il peccato solo per la forza di Gesù, ma nemmeno che ne restassimo vittime solo per la nostra debolezza. Dio ha voluto che nella comunione con il figlio suo si compisse ogni giustizia: quella dell’uomo, che consiste fondamentalmente nell’umiltà, e quella di Dio che si realizza fondamentalmente nella misericordia. Nulla può impedire all’uomo di affidarsi a Cristo.

Non esiste un peccato così grande, una situazione così disperata, da poter impedire questa relazione con lui. Se anche non restasse che un lucignolo fumigante della nostra giustizia, ricorda Isaia, Gesù sarebbe lì per dirci: noi due insieme possiamo compiere ogni giustizia. Se la nostra forza fosse anche soltanto quella di una canna incrinata Gesù sarebbe ancora lì a dirci: io sono con te. Se fossimo distanti da lui come un’isola perduta nell’oceano anche lì la sua voce ci raggiungerebbe: è bene che insieme arriviamo a compiere ogni giustizia. Nel Giordano Gesù si pone al di sotto del nostro peccato affinché ogni volta che pecchiamo non ci sentiamo schiacciati ma piuttosto sopportati, sostenuti e quindi invitati a riprendere il cammino insieme con lui. Non verrà meno la sua pazienza, ricorda il profeta Isaia. Non si stancherà mai di perdonarci questo servo obbediente e misericordioso. Non si abbatterà. La sua misericordia non sarà mai più debole del nostro peccato.

Voi sapete, dirà più tardi San Pietro, come tutto è cominciato proprio dal Giordano, dal punto più basso della nostra condizione umana: quella di peccatori. Li, in quel punto più basso, Gesù e’ stato raggiunto dallo Spirito Santo che scende come colomba su di lui, a significare che a partire da Lui, come da un nuovo Noè, comincia un’alleanza nuova tra Dio e noi, un’umanità nuova, una moralità nuova, basata non più sull’adempimento di una legge esterna ma sulla disponibilità del cuore a dare fiducia all’amore di Dio e quindi a lasciarsi portare da questo amore e a lasciarsi rinnovare da esso quasi per osmosi, per contatto, per la semplice disponibilità a fare ogni cosa “insieme a Lui”. Lo stesso Pietro farà fatica a cogliere tutte le implicazioni di questo nuovo modo di concepire la moralità. Soltanto adesso, egli confessa, capisco pienamente che Dio non fa preferenze di persone, cioè non si sceglie quelli che appaiono esternamente più bravi o più degni, ma considera il cuore di chiunque, di chiunque in qualsiasi situazione, tema nel suo cuore il Signore e desideri questa giustizia che si compie non da soli ma insieme a Gesù.

Voi sapete, continua Pietro, come dopo essere stato unto al Giordano nello Spirito Santo Gesù è andato dappertutto per annunciare a quelli che erano schiavi del peccato – schiavi di una situazione che il profeta Isaia descrive come un carcere, una cecità, come una tenebra nella quale non esiste più luce per rischiarare il cammino -la libertà: la libertà di crescere, di diventare migliori, di cambiare nel cuore non solo nei comportamenti esterni. La tua libertà adesso consiste nel dire di sì a questa relazione con Gesù, nel ritornare a Lui mille volte se mille volte dovessi sperimentare la tua debolezza e finalmente di credere che con Gesù tu puoi compiere ogni giustizia. Non semplicemente sopravvivere, rispettare le regole, salvare il salvabile ma compiere ogni giustizia, quella giustizia che poco alla volta assimila il nostro cuore orgoglioso, recidivo, violento a quello di Cristo che è fondamentalmente umile e paziente. E misericordioso: un “io” sempre pronto ad affermare il “tu” anche a prezzo della vita. Il nome di questa nuova moralità è misericordia.
(Cf. Giussani).