Domenica 6 agosto 2023
Il Regno di Dio è un tesoro inesauribile. Ai discepoli che dicono di aver capito le parabole che Gesù ha appena raccontato egli dice che persino uno scriba, uno cioè che sa ed ha esperienza della vita, dinanzi alla ricchezza del mistero del Regno ridiventa discepolo, cioè come un piccolo bimbo che ha ancora tanto da imparare. Ed è proprio così che cresciamo spiritualmente: ricominciando ogni giorno a vivere da discepoli piuttosto che da protagonisti e quindi disponendoci ad imparare e a lasciarci arricchire da tutto e da tutti. Lo ha ben capito Salomone che dinanzi alla possibilità di accogliere la grazia di Dio considera il suo regno terreno e la sua persona una piccolezza e chiede a Dio di donargli quella sapienza del cuore che lo renderà capace di crescere e quindi capace di servire un popolo numeroso.
Lo ha ben capito anche San Paolo che invita i credenti a credere che la ricchezza del Regno di Dio si fa presente nella realtà, in tutto e in tutti, sotto la forma di provvidenza. Egli, infatti, dice senza esitazioni che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Se il nostro desiderio, la nostra volontà, il nostro affetto si orientano a Dio il cuore si fa accogliente allo Spirito Santo e questo suo dono ci arricchisce e ci fa crescere e ci trasforma fino ad acquisire – non semplicemente una grandezza terrena – ma la somiglianza con il figlio di Dio.
La cosa dovrebbe darci il capogiro: siamo predestinati ad acquisire l’immagine del figlio di Dio, del Cristo risorto. Essere predestinati significa che questa grazia ci cade addosso come un regalo, come un tesoro scoperto per caso, come una decisione unilaterale e generosa di Dio. Essa non esclude tuttavia, continua San Paolo, anche una chiamata, cioè un invito che esige una risposta libera e responsabile da parte nostra. Se questa risposta trova spazio nel nostro cuore, Dio attua una graduale giustificazione dei suoi figli e finalmente la loro glorificazione nel Regno dei cieli. Cosa favorisce questo graduale processo di glorificazione? tutto ciò che accade nella vita! Ogni singolo dettaglio della vita concorre al bene di coloro che amano Dio. Ma la distanza tra la nostra condizione presente e il destino di gloria che ci attende è ancora così tanta che questo bene rimane spesso ancora nascosto, come un tesoro sepolto in un campo. È sempre possibile allora restare indifferenti o distratti di fronte ad esso e quindi cessare di cercare, cessare di amare Dio.
La cosa non è banale perché, se nella vita non arriviamo a riconoscere ed accogliere quel destino che il Padre ci offre in Gesù cercheremo il compimento della nostra vita in quei falsi tesori che Salomone ha saputo lasciare da un lato e che, invece, se li assolutizziamo, ci lasciano alla fine nel pianto e nello stridore di denti, cioè nel rammarico e nella rabbia. Delitti assurdi che spesso colorano di nero le cronache dei giornali come quello di giovani che uccidono un barbone oppure di un autista ubriaco che travolge un passante, tradiscono un vuoto infernale, un vuoto che suscita pianto e rabbia, tristezza senza consolazione che uno deve cercare di soffocare nella trasgressione e nella sregolatezza. Eppure, questo è il Vangelo: nel campo della nostra vita si nasconde un tesoro. Siamo conosciuti e amati da sempre, predestinato ad acquisire l’immagine del Figlio di Dio e quindi a partecipare alla vita divina, giustificati piuttosto che accusati e colpevolizzati, invitati ad accogliere una promessa di gloria che supera ogni umana aspettativa. Questo è un tesoro che non si compra.
Qualcuno lo cerca qualcuno non lo cerca nemmeno. Ci inciampa quasi per caso. Per un incontro fortuito, un evento che scuote, una luce interiore mai chiesta e che pure si fa strada irresistibilmente nel suo cuore. Anche costui però non può appropriarsi del Tesoro senza sceglierlo liberamente, senza coinvolgersi con una decisione libera che mostra apprezzamento per esso. Per questo nella parabola il fortunato protagonista agisce saggiamente piuttosto che furbescamente. Vende tutto e compera il campo perché la sua immeritata ricchezza diventi un possesso legittimo. Altre volte, invece, l’incontro con la grazia del vangelo, piuttosto che una scoperta fortuita e inattesa è il frutto di una ricerca insistente, forse faticosa, che dura nel tempo e magari fino alla fine della vita. Eppure, se uno non si stanca e persevera prima o poi anche lui inciampa nella perla più preziosa di tutte. Questa scoperta non è un merito o una conquista frutto di metodo o scaltrezza umana. È un accadimento felice che porta a compimento una ricerca a lungo infruttuosa e rivela al protagonista un bene che supera tutti gli altri. Ma che deve essere accolto responsabilmente. Vendere tutto per comprare la perla significa dare tutto per tutto, lasciare da parte un modo vecchio di vivere per assumerne uno assolutamente nuovo che dipende da una prospettiva nuova sul destino della vita ed il suo valore ultimo.
Finché dura la nostra vita siamo noi che cerchiamo e troviamo. Ma alla fine della vita saremo noi ad essere cercati e trovati. Il Regno di Dio, infatti, è anche come una rete che finalmente tutti raccoglie, buoni e cattivi. Solo allora diventerà chiara la differenza tra chi si è lasciato assimilare all’immagine di Cristo e chi invece ha conservato quella del vecchio Adamo che non si adatta al Regno di Dio. Tra chi ha dato valore a questa promessa di gloria che Dio ci fa in Cristo e chi invece ha disprezzato l’offerta.