Pentecoste 2023

Le letture di oggi descrivono due esperienze complementari della venuta dello Spirito Santo sulla prima comunità dei credenti. La prima si svolge a porte chiuse, quando Gesù soffia lo Spirito sul gruppo impaurito dei discepoli; la seconda si svolge a porte spalancate quando lo stesso Spirito irrompe dall’alto sui discepoli e li porta a dare testimonianza del Vangelo a tutti gli abitanti di Gerusalemme.  Questa duplice esperienza descrive l’unico e graduale dinamismo dello Spirito Santo che opera prima nell’interiorità dei singoli, per trasformarli interiormente e vincere le loro paure ed esitazioni e quindi, riempie tutta la casa, opera cioè nel corpo intero della Chiesa perché offra al mondo una testimonianza univoca della paternità di Dio e quindi della sua misericordia. Ciò che voi perdonate è perdonato e ciò che voi ritenete sarà ritenuto. Non si tratta dell’esercizio arbitrario o discrezionale del perdono, ma della capacità di esercitare da parte dei discepoli un’economia della misericordia che è in profonda sintonia con il cuore del Padre. Il loro giudizio collettivo, quindi, esprime e riflette la volontà del Padre perché non è il giudizio delle regole o della legge ma il giudizio che nasce da chi vive la comunione: ciò che “voi” perdonate … È il giudizio di coloro che non cercano sé stessi ma vivono assetati dello stesso Spirito del Padre, dal suo amore misericordioso e liberante, dalla sua vita divina ed eterna.

Nessuno può dire Gesù è il signore, dice San Paolo, se non nello Spirito Santo. Non si tratta solo di pronunciare il nome di Gesù ma di vivere sotto la sua Signoria e sperimentare che affidando la nostra vita a Cristo essa diventa capace di testimonianza per il mondo. Come il padre ha mandato me così io mando voi. La testimonianza a noi affidata non riguarda primariamente una dottrina ma un modo di essere nel mondo che dovrebbe rendere quanto più possibile trasparente la vita eterna, la vita divina, la vita che nasce dal padre e che per l’azione dello Spirito Santo abita nei nostri cuori così come abitava nel cuore di Cristo stesso. Come il padre ha mandato me così io mando voi. Il discepolo con il suo modo di vivere rende sempre più chiaro come ogni cosa vissuta in Dio e quindi animata dallo Spirito santo diventa fruttuosa, diventa espressione di vita abbondante piuttosto che gretta ed egoista, di una vita piena piuttosto che stanca, di amore gratuito piuttosto che di calcolo, interesse o magari semplicemente finzione. Dio è Padre perché è sorgente di vita piena, cioè è colui che opera tutto in tutti. Tutto in tutti. Non si tratta di fare esperienze sensibili, straordinarie od eccezionali.

È vero che la Pentecoste, in quanto evento fondatore, deve avere un suo carattere di eccezionalità ma è anche vero che tutto ciò che è esteriore rimane ambiguo e quindi esposto a mille interpretazioni contraddittorie. Non a caso molti di quelli che avevano assistito al prodigio di Pentecoste leggevano gli stessi fatti in chiave dispregiativa: sono ubriachi. Il miracolo si compie piuttosto in coloro che aprendosi all’azione quasi impercettibile dello spirito nei loro cuori cominciano a guardare la realtà in maniera nuova. Non vedono più nella loro vita e nella storia del mondo soltanto l’opera dell’uomo, l’iniziativa umana, la competenza più o meno eccezionale di questo o di quell’altro. Adesso vedono Dio che opera tutto in tutti e riconoscono che, in un certo senso, tutto ciò che potrebbe apparire in superficie come opera dell’uomo descrive in fondo soprattutto le mirabili opere di dio. Vi sono molti carismi, continua San Paolo, vi sono diverse operazioni, vi sono molteplici servizi ma è lo stesso Dio che opera tutto in tutti. Questa è la vita eterna fin da ora. La sinergia tra noi e lo Spirito Santo. Non nel senso che noi facciamo 50% e lo Spirito Santo fa il resto del 50% ma nel senso che dove noi mettiamo tutto il nostro impegno, dove noi mettiamo il 100% della nostra responsabilità in qualsiasi cosa facciamo, in quelle stesse cose, per la fede si innesta tutta l’opera dello Spirito Santo, il 100% dell’energia divina che opera tutto in tutti. In tal modo l’opera dell’uomo diventa l’opera di Dio e la tua vita diventa l’espressione singolarissima dell’amore del Padre.

Lo Spirito Santo non è un superpotere ma quella spinta interiore a vivere tutto con un atteggiamento filiale, come quello di Gesù verso il Padre. Piu acquistiamo questo atteggiamento di abbandono filiale più la nostra personalità diventa semplice e genuina. In questo modo, anche chi non compie nulla di eccezionale nella vita, vive tutto con tale intensità da divenire il protagonista eroe della propria storia. L’alternativa è quella di rimanere la comparsa di una vita teatrale inscenata secondo le regole del mondo. Non sempre ci rendiamo conto di quanto sia necessario e prezioso questo dono di vita. Rischiamo sempre di dimenticarlo, di ignorarlo di disprezzarlo. Non a caso Gesù annuncia il dono dello Spirito nella forma di un comandamento che riassume tutti gli altri: ricevete lo Spirito Santo. Non resistete, non appoggiatevi solo a voi stessi, non disprezzate il mistero. È solo attraverso l’opera discreta dello Spirito che noi diventiamo noi stessi e impariamo il dono della comunione vera con gli altri. Tutto ciò che è fatto in comunione e tutto ciò che crea comunione è fondamentalmente il risultato felice di una Pentecoste compiuta: Dio tutto in tutti.